
Normalize Normal Homes in Roma che amo per un’intervista speciale a tema Pinterest.
Ovvero, quanto è minimalista la Capitale?
Per noi millennial è molto difficile restare in linea con le aspettative social.
E non solo quando si parla di corpi, allenamenti, diete e filtri piallanti.
Ma anche quando si parla di case, arredamento e del temutissimo filtro PINTEREST che viene applicato da ogni influencer in odore di ristrutturazione.
Quando, inesorabilmente, come per magia compare un divano di velluto immacolato (ma come lo puliscono?) e una cucina senza cappa e una lavanderia senza stendini.
Perché ci stressa tanto il confronto con questa patinata perfezione domestica anche se capiamo che non può essere reale?
Perché avvertiamo la competizione fino a spingerci a eliminare il microonde perché non abbastanza fotogenico, con grande scorno di tutti i coinquilini?
Perché noi Millennial siamo la generazione di mezzo, anche in questa realtà.
Quella cresciuta esattamente a metà:
Da una parte i nostri genitori non digitali e le loro manie di mettere a posto la stanzetta “casomaivienequalcuno” .
Perché non c’era instagram, ma loro l’ansia dei giudizi per la sedia della vergogna ce l’avevano comunque. Come se quel famoso qualcuno che poteva venire all’improvviso (e spoiler non è mai venuto) si fosse messo poi a sbirciare nelle camere dei bambini per criticare il disordine nella cesta dei giocattoli.
Dall’altra la mistificazione perpetrata dai social e dai minimalisti magici che li popolano, con case totalmente bianche senza alcun elemento utile alla sopravvivenza.
Loro, i loro figli senza antiestetici giochi colorati ma con camerette in palette di grigi e le loro case senza prese, senza prolunghe, senza nemmeno i rotoli di carta igienica a vista.
Perché i minimalisti magici in bagno ci fanno solo la doccia con l’eucalipto, niente di brutto.
Questa ansia per estetica delle nostre case non ha mai raggiunto picchi così alti come durante il lockdown Covid.
Perché?
Perché stare sempre chiusi dentro queste quattro mura ci ha spinti a detestare ogni imperfezione che ci si piazzava davanti la faccia 12 ore al giorno.
Scrollare le bacheche altrui durante le lunghissime call su zoom ci faceva incazzare, perché non capivamo il segreto dietro quelle cucine senza elettrodomestici o mestoli, mentre la nostra sembrava uscita da una puntata di cucine da incubo.
Ma soprattutto perché impostare alla bene e meglio postazioni fisse di smartworking e DAD per mesi nei nostri soggiorni, cantine, angoli cottura e nicchie del termosifone ha dato la botta finale alla nostra autostima e tolleranza.
Evidenziando quanto inopportuni siano i nostri piccoli nidi a contenerci h24 insieme a tutti i nostri orpelli professionali e scolastici.
E quanto brutti e poco pinterest siano sti pc aziendali rispetto ai MAC invisibili e fluttuanti delle vere star dei social media.
Come affrontare questa perenne ansia da prestazione in versione home decor e sopravvivere al mondo delle apparenze?
Ci pensa la pagina di Normalize Normal Homes e la sua ideatrice Gaia!
Che ha fatto della verità nascosta dei nostri brutti angoli domestici il suo vessillo.
E in questi mesi ci ha tenuto compagnia e fatto ridere fino alle lacrime analizzando minuziosamente le dimore di Pinterest, facendoci scoprire quanto siano “fotogeniche” ma sicuramente inadatte a una vita normale e funzionale.
E ci ha fatto ricalibrare il nostro amore per le ciabatte multipresa e i cassetti della vergogna sparsi in giro per casa.
Il tutto con simpatia, ironia e una dose di autocritica esilarante e commovente.
Voi forse non lo sapete ma anche se trapiantata nel profondo NORD Gaia è Romana.
E io non potevo non chiederle di lasciarsi intervistare!
Ecco Normalize Normal Homes in Roma che Amo.
- Iniziamo l’intervista, dicci qualcosa di Te!
Mi mandano in crisi le domande troppo generiche, userò un approccio metodico, anagrafico. Sono nata a Roma 34 anni fa, da circa una decina vivo a Milano per motivi di lavoro. A Milano ho trovato anche il mio fidanzato e futuro marito, quindi temo proprio mi toccherà rimanerci!
- Come nasce l’idea di Normalize Normal Homes?
Per caso, pubblicando alcuni contenuti a tema sul mio profilo personale, che hanno riscosso un enorme successo, finché non mi hanno convinta a dedicar loro un profilo pubblico, questo!
- Ma quindi… cosa diresti a Marie Kondo se la incontrassi?
Di darsi una calmata!
- Roma, come la classifichiamo? Pinterest o Normalize?
Assolutamente normalize! Milano è pinterest, Roma no.
- Più minimalista truffaldino l’approccio alle case su Roma o Milano secondo te?
Come sopra, l’understatement milanese applicato alla casa genera mostri, lo ammetto io per prima quando si tratta di casa mia.
- Cosa ti manca di Roma quando sei fuori?
Quante righe ho per rispondere? Tutto. Il clima, le persone e il loro modo di fare, la parlata, il mare vicino, il cibo, soprattutto il cibo.
- Quando torni, qual è il primo posto dove vai, in grado di rimetterti in pace col mondo?
Non ho un posto specifico, ma mi piace girare il centro, anche perché è la parte di Roma che cambia di meno. Tutto intorno trovo le piccole cose cambiare tra una visita e l’altra e questo mi angoscia perché mi fa sentire il peso del tempo che passa.
- Un posto del cuore dove mangi nella Capitale?
Ah ma sono troppi per elencarli tutti. Mi piace pranzare da Cacio e Pepe in Prati, a proposito di posti che non cambiano mai. Mi piace andare da Castroni perché mi ricorda mia nonna. Un supplì di Franchi ci scappa sempre, così come la pizza del forno di Campo de Fiori, la migliore in assoluto!
- Il tuo piatto romano preferito in assoluto?
La Carbonara. ( E come darti torto?)
- Ti aspettavi questo successo per Normalize Normal Homes? Come lo vivi?
Assolutamente no, ricordo di averlo condiviso sul mio profilo privato a una settimana dalla sua nascita nell’indifferenza generale dicendo “me l’avete fatto creare mo lo condividete”. Ovviamente scherzavo, ma di condivisione in condivisione la cosa è sfuggita di mano. Come lo vivo? lo vivo bene, con attenzione e con cura perché anche nel suo piccolo è una responsabilità. E mi fa piacere ricevere messaggi positivi in cui mi si dice di aver contribuito a sostenere un bel messaggio e di aver fatto sentire meglio diverse persone rispetto la tanta perfezione da cui si è bombardati
- Confessaci… la cosa più pinterest di casa tua qual è?
I potos della redazione sicuramente, ma anche il minimalismo magico di cui è permeata e i pezzi di design del mio fidanzato. Sono suoi, io sono un’ignorante clamorosa in materia.
- Se ti dico che sono un’accanita appassionata di decluttering mi defollowi?
No perché lo sono anche io. Solo che fallisco, ed è questo il bello di normalize, fare le cose sapendo che potrai fallire, ma va bene ugualmente.
Ed è proprio questo che ha fatto entrare Gaia e la sua pagina nei nostri cuori. Tornare con i piedi per terra. Normalizzare l’imperfezione. Il fallimento. Non solo quando si tratta di far morire una pianta o non saper nascondere i fili degli elettrodomestici.
Trovare un equilibrio sano in questa continua gara al migliore. Trovare spazio per la leggerezza, l’autoironia e un po’ di normalità.
Grazie Gaia per essere stata ospite di questo spazio.
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