Roma che Amo – Maria Cafagna

Maria Cafagna in Roma che Amo. Autrice televisiva e consulente politica.

Uno dei profili IG più interessanti che abbia avuto il piacere di scoprire nel panorama desolante che è stato il 2020.

Intelligente, preparata, arguta, non le manda a dire.

Ma, allo stesso tempo, due occhi dolci che trasudano sensibilità ed empatia anche attraverso uno schermo.

Una voce spesso fuori dal coro, che parla con competenza e razionalità, anche di temi spinosi e fuori dalla zona di Comfort.

Si è resa disponibile a questa intervista immediatamente, rispondendo subito e con grande trasparenza e schiettezza. Sono davvero onorata di ospitarla in questo mio piccolo spazio e aver avuto modo di raccogliere un pezzetto della sua storia con Roma e con la vita.

Ecco Maria Cafagna in Roma che Amo.

Un balsamo per l’anima!

  • Maria, sei proprio tu o sei solo un profilo fake di Mara Carfagna? chi può dirlo?
  • Parlaci di te, come sei arrivata al lavoro di Spin Doctor? Un mio ex ragazzo faceva lo spin doctor, prima di conoscerlo non sapevo nemmeno dell’esistenza di questo mestiere. Ho imparato osservandolo, leggendo quello che leggeva lui, facendogli domande. Poi, diciamo così, mi sono messa in proprio. Ci tengo a dire che non solo non mi ha mai incoraggiata o aiutata, ma a un certo punto mi intimò di smettere. Non gli ho dato ascolto, per fortuna.
  • Cosa consiglieresti ad una giovane donna interessata a lavorare nel mondo della politica? Di trovarsi un bravo psicologo. Lo consiglierei a tutti, ma in particolare a chi fa questo lavoro. Perché è un mestiere che mette in pericolo la salute mentale di chi lo fa, compromette rapporti, amicizie; insomma, bisogna essere forti. Per lo stesso motivo consiglio di trovarsi il numero di un buon avvocato. Come ultima cosa direi di essere sempre curiosa di tutto, di avere una cerchia di amici che non si occupa di politica e di ascoltarli sempre con attenzione. Prendendo in prestito le parole di Mourinho: chi sa solo di Politica non sa niente di Politica.
  • Ti definisci, nella tua bio, una femminista illuminante, che intendi? è una definizione che mi diede un’attrice e autrice che stimo molto, Gioia Salvatori. Per presentarmi a un gruppo di amiche disse: “lei è Maria Cafagna, una femminista che non teme di non essere presa sul serio perché si veste e si trucca bene, per questo è una femminista illuminante”.
  • Pensi che al femminismo sia utile lo strumento della divulgazione online? Nonostante le apparenze di femminismo se ne parla troppo poco. Sono stata per anni in una relazione con un uomo abusante senza sapere di essere abusata, perché con me non parlava nessuno di queste cose, non le sapevo. Siamo circondate dal maschilismo, è ovunque, sul lavoro, sui media, sui giornali.  Chi abusa è pienamente legittimato, chi è abusata spesso non sa di avere un problema. Spero sempre che chi si trova in una situazione di difficoltà possa sapere di non essere sola, quindi ben venga parlarne in tutte le sedi, pure su Instagram. Anzi, specialmente lì.
  • Seguo sempre le tue storie con interesse. Trovo i tuoi interventi lucidi e intelligenti, anche su temi di attualità scomodi. Possiedi quella rara capacità di stimolare dialogo, confronto, scambio. Che, però, su un social media può diventare, facilmente, scintilla per scontro e violenza verbale. Come gestisci l’odio online? Intanto grazie. Per rispondere alla tua domanda, quando ricevo degli attacchi pesanti penso a Maria De Filippi che dice: fregatene e fai la tronista! A parte gli scherzi, là dove c’è una qualsiasi forma di violenza e maleducazione non bisogna avere paura di bloccare. Meglio avere meno follower che essere carne da macello per le frustrazioni di qualcuno. Per anni ho vissuto con una persona che mi diceva di stare zitta, che ero pazza, che non piacevo a nessuno. Lo faceva per abbattere la mia autostima e per tenermi sotto scacco. Capisci bene che solo un miserabile può comportarsi in questo modo. Sono qui, tutta intera e non voglio più stare zitta. Se a qualcuno non piaccio, pazienza. Vedi che serve lo psicanalista!
  • Vivi al Pigneto e trasmetti un forte senso di appartenenza a questo quartiere, è così? Cosa ami del Pigneto? Perché lo hai scelto? Roma è una città fatta di tanti quartieri che sono piccole città, ciascuna con la sua identità. Io sono capitata per caso al Pigneto ed è un posto che mi somiglia moltissimo. Poi qui ho tutti i miei amici e a Roma spostarsi è un casino, quindi mi viene anche comodo.
  • C’è un posto di Roma dove ti rifugi quando hai bisogno di trovare ispirazione per il tuo lavoro? Guardare nel tuo mondo interiore? Ho imparato dalla mia gatta che ogni tanto bisogna fermarsi e mettersi al sole, da questo punto di vista Roma è una città che offre molte possibilità. Anche un balcone va bene, ma anche il tavolino di un bar, un parco, una panchina (dove ci sono) possono fare al caso mio. Di solito mi siedo faccia al sole e faccio il pieno di Vitamina D. La gatta ha un pelo stupendo, io un po’ meno, ma funziona.
  • Ci sveli il tuo posticino del cuore a Roma? Quello dove vai a mangiare ad occhi chiusi e ti fa sentire felice? Non ho un posto del cuore a Roma, ce ne sono tanti. Però ogni posto del cuore fa il paio con un buon ristorante, e questo è uno dei vantaggi di vivere a Roma. Un grande classico è la gita ai cancelli, a Tor Vajanica o a Fregene per mangiare in riva al mare; al Pigneto consiglio la colazione da Burro nel weekend e Mile per pranzo e cena, sta in via Pesaro. Altro posto del cuore a Roma è la libreria Risma a via Dulceri: Serena, la proprietaria, è una personcina meravigliosa. Ma poi Roma è la città della biretta per strada, i grandi classici sono San Callisto, San Lorenzo e l’isola pedonale al Pigneto. Basta che ci sia il sole e Roma ed è tutta magica, come insegnano i veri padroni della città, i gatti.
  • Cosa diresti alla Maria di 10 anni fa? Lascia quello stronzo!

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