
Una comica, durante uno show, ha detto che il matrimonio (inteso come festa) è l’unica cosa che organizzi una sola volta nella vita ma della quale poi diventi un esperto.
Considerato il dispendio di tempo, soldi ed energia che richiede, alla fine dei preparativi potresti tenere un master universitario a riguardo.
Ma diciamolo una volta per tutte… a nessuno frega un cazzo dei nostri consigli in merito.
Anzi, ti sarà capitato di provare a dire a qualcuno come organizzare il proprio matrimonio, alla luce delle TUE esperienze, e aver visto il malcapitato fuggire a gambe levate con qualche scusa tipo il gas aperto o il gatto con tendenze autolesionistiche…
Perché? Probabilmente perché il tuo matrimonio gli ha fatto schifo ed è troppo educato per dirtelo in faccia.
Che non vuole consigli perché odierebbe fare qualcosa di simile.
Troppo gentile per spiegarti che piuttosto che replicare la tua idea di bomboniere preferirebbe spararsi nelle ginocchia.
Si, perché è vero che diventiamo “esperti” nell’organizzare le nozze.
Ma sono le NOSTRE nozze e le nostre personalissime idee con i nostri ancora più personali gusti.
Magari ad uno dei nostri invitati ha fatto tutto cagare e non vedo il motivo per cui mettersi lì a dargli i numeri (non richiesti) di tutti i nostri fornitori, quando non ha alcuna intenzione di chiamarli giustamente!
Suvvia. Non ci offendiamo. Anche noi siamo stati così! Quante volte ti sarà capitato di andare ad un matrimonio, commentare l’abito della sposa con orrore, mangiare male, bere peggio, inciampare nelle decorazioni più brutte mai viste alte sei metri.
Sei poi andato dagli sposi a dire che era tutto orrendo?
No. Avrai sorriso. Fatto gli auguri. Ti sarai complimentato e dileguato rapidamente.
Avresti voluto poi una spiegazione dettagliata di 5 ore con slides in power point su come organizzare un evento IDENTICO a quello? Non credo proprio.
Piuttosto la clausura a vita!
Un consiglio? Diamo informazioni solo se specificamente richieste dai diretti interessati. Non diventiamo una bibbia per matrimoni per tutti i nostri amici che si sposeranno dopo di noi e avranno paura a dirci che non gli interessa per non doverci offendere.
Quando invece, internamente, il loro demonietto cattivo sta urlando a squarciagola “i tuoi ecomostri centrotavola facevano schifo al cazzo”!
Se penso a quanta gente, durante l’organizzazione, mi diceva dove trovare le cose migliori che avevano usato loro e io inorridivo alla sola idea di farmi costruire una scritta LOVE di orchidee alta come un bigfoot al centro del giardino.
Nessuna offesa per chi le ha volute così, come detto sopra… de gustibus non disputandum est!
Ma insomma!
Fatta questa premessa ci stiamo tutti chiedendo (me compresa), perché io stia scrivendo una guida su come organizzare le nozze, se penso che i consigli in merito siano sgraditi e non richiesti.
Perché?
Perché si.
Io posso.
E potete non leggerla.
E comunque è una cosa semiseria.
E comunque se non volete seguirla e fare come vi pare non lo saprò mai quindi non mi offenderò e quindi va bene.
Dove eravamo rimasti?
Ad un uomo pazzo, che sfida tutte le mie rimostranze, e si inginocchia per un “vuoi sposarmi” da sogno al tramonto su una scogliera.
Una domanda semplice ma anche complicatissima per me, che non volevo assolutamente passare attraverso il calvario dello sposalizio tradizionale.
Ma quando l’uomo che ami con tutto il cuore da 10 anni ti chiede se vuoi diventare sua moglie, l’unica risposta possibile è si! Contro ogni logica, contro ogni idiosincrasia verso le cerimonie e contro ogni preoccupazione!
Da quel momento preciso inizia la vera avventura, fonte viva di questo articolo su come sopravvivere all’organizzazione di un matrimonio.
Ho provato in tutti i modi a convincere il mio futuro sposo a farlo solo noi due.
Eravamo in vacanza in una delle nostre isole preferite. Avevamo in valigia abiti di lino dai colori chiari. Gli ho proposto, con ancora l’anello fresco fresco al dito, di farlo direttamente lì. Senza pensarci due volte. Solo noi due. E tornare a casa come marito e moglie.
Ho però raccattato sul mercato uno dei pochi esempi maschi di “spozilla sayan” che voleva il quartetto d’archi, 300 invitati e le colombe da far librare in volo al momento del “lo voglio”. Quindi ho dovuto lasciar subito perdere questa idea, anche se mi riservo di usarla per un futuro rinnovo delle promesse!
Abbiamo trovato, però, un compromesso sulla cerimonia. La sola idea di mettere in scena la brutta copia del matrimonio di Lady Diana, avvolgendomi come una bambola in metrate di seta e arrivando in carrozza, mi faceva venire le palpitazioni.
Abbiamo optato per una cerimonia “ristretta”, in un posto che piacesse ad entrambi, che rispecchiasse i nostri gusti e con presenti SOLO le persone a cui volevamo davvero bene.
Nessun invito per forma. Nessun parente alla lontana per far contenti i genitori. Nessun finto amico invitato solo perché avevi invitato qualcun altro che lo conosceva. Nessun conoscente simpatico che “dai magari si offende diciamoglielo”.
No no e no. Brutto? Fa niente.
Volevamo solo le persone che hanno davvero contribuito al nostro amore, partecipando negli anni a tutte le tappe delle nostre vite insieme.
Primo mio consiglio quindi?
Invitate chi amate. Non mettetevi a fare centinaia di inviti a persone di cui non vi importa nulla.
Vi ritrovereste a passare una giornata a salutare volti sconosciuti e che non vi restituiscono la gioia che provate voi. Perché non vi conoscono e non gliene frega, francamente, nulla del vostro matrimonio. Sono lì per mangiare e sparlare.
Volete davvero passare così il vostro giorno? A dover dar conto a persone di cui non vi importa? Io non credo. Stringetevi attorno chi davvero conta nella vostra vita e avrete una giornata davvero SPECIALE. Con lacrime di gioia e sincera commozione.
L’altro punto su cui ci siamo trovati d’accordo era quello che TUTTI fossero liberi di vestirsi e presentarsi come meglio credevano.
Niente dress code. Niente abiti lunghi imposti. Niente colori specifici. NIENTE vincoli.
Volevo che nessuno si sentisse costretto a spendere soldi per comprare qualcosa di specifico che non avrebbero più messo o a vestirsi in una maniera in cui non si sentissero a proprio agio.
Vi sarà capitata quell’amica che voleva tutte le donne vestite di rosa e gli amici dello sposo con cravatta intonata. Avete idea degli insulti che si è presa alle spalle per farsi quelle 4 foto in palette?
Ho partecipato ad eventi nei quali il tema era più importante della gioia e sinceramente avrei fatto di tutto per evitare questo calvario a qualcuno.
Inutile dire che erano tutti bellissimi ed elegantissimi come desideravano essere.
Si delinea così il secondo consiglio di questa guida. Semplice:
Non rompete i coglioni al prossimo.
Cercate di rendere la vita facile ai vostri invitati. Non imponete a tutti i costi i vostri gusti. Ho sentito gente dire “è il mio matrimonio quindi DEVONO accontentarmi”. Ma cosa? Battete anche i piedi sul pavimento magari?
Come diceva qualcuno in un film, ma due schiaffi no?
Non fate fare loro 80 ore di auto per andare dalla chiesa alla location solo perché volete a tutti i costi quella chiesa e quella villa che non c’entrano un cazzo insieme. Non fate cerimonie a ferragosto a mezzogiorno che vi fanno tirar dietro gli accidenti pure degli antenati.
Siate educati e civili. Rispettosi delle esigenze altrui.
Per tutti sarà comunque una giornata impegnativa, non gliela rendete un inferno per appagare i vostri bisogni!
Siete senza dubbio i protagonisti di questo evento ma non dovete certo diventare dei dittatori egocentrici, no?
Comunque torniamo a noi! Nonostante la scelta di cuore, di avere presenti solo persone speciali, l’idea di passare comunque una giornata al centro dell’attenzione di tutti, vestita come una pazzoide con la crisi di cenerentola, con 50 macchine fotografiche sparate addosso non mi allettava affatto.
L’idea di sembrare ridicola e sentirmi ridicola mi faceva stare male fisicamente!
Come evitare di sentirsi così o di cadere nel ridicolo? Non lo so io mi sono sentita comunque molto ridicola. Ma sicuramente scegliere persone competenti, in grado di seguire le vostre inclinazioni e non mandarvi in giro come una Bratz scintillante può essere un buon punto di partenza!
E qui veniamo, quindi, ai temi caldi: vestito, trucco e parrucco.
Per lo sposo, a meno che non scelga di vestirsi da disturbato con spilloni di diamanti nel panciotto o un abito damascato di velluto panna, è tutto in discesa.
Un bel completo sartoriale, una bella cravatta e via. Tutto finito. Massimo vezzo i gemelli. Beati loro!
Anzi, i bastardi lo riusano anche l’abito!
Per noi spose l’affare si complica.
Io non so voi ma ogni volta che vedo un abito da sposa, anche quello più firmato e indossato dalla modella più bella mai vista, penso sempre sembri un vestito di carnevale.
È tutto così innaturale. Ridicolo.
Non mi ci vedevo.
Perché se sta così male su quella donna stupenda, pensa a me!
Partiva malissimo il mio tour da futura sposina. Considerato, soprattutto, che ho iniziato a cercarlo a febbraio per giugno e i titolari strabuzzavano gli occhi.
A quanto pare le VERE SPOSE lo cercano almeno un anno prima.
Emozionate come tarantole. Tatone.
Le donne credono (Anche qui maledette fantasie da commedia romantica) che sia una roba da favola cercare l’abito… tipo tu, le tue amiche, tua mamma, tutte urlanti e felici come oche sotto anfetamine, di fronte ad abiti meravigliosi che ti donano tutti tantissimo e non sai quale scegliere perché sei favolosa con tutti e sembri una dea.
La verità?
Col cazzo.
Non sai quale scegliere perché ti stanno tutti di merda.
Ho girato veramente TUTTI i negozi da sposa della capitale e sono uscita sempre più avvilita e terrorizzata da quegli obrobri steccati e ricamati.
Ce ne fosse tato uno senza una parte con il velo ricamato tipo Carolina Kostner sul ghiaccio ma versione nubenda.
A proposito… quelle maniche velate con i ricami effetto tatuaggio raga SI VEDONO.
Sono trasparenti forse in foto. Forse in televisione. Ma la gente le vede. Sono orrende. Qualcuno dovrebbe dirlo.
Ma che poi vale per quasi tutto quello che è di tendenza nell’ambito bridal.
Ma che cos’è? Ma che robe sono? Il mio grosso grasso matrimonio gipsy?
Ma iniziamo dal principio. Dall’inizio della fine.
La prima prova!
Sono andata in uno degli atelier più famosi del Lazio dove avevano marchi molto importanti, anche stranieri, (no non farò il loro nome) pensando (illusa!) che sarebbe stato un impatto più soft partire con abiti così ricercati e potenzialmente più raffinati. Sarebbero stati tutti così belli che l’unico rimpianto sarebbe stato non avere budget, no?
La verità?
Col cazzo di nuovo.
Penso sia stata una delle esperienze più umilianti della mia vita. E il problema non sono solo i vestiti, sono anche le persone che dovrebbero aiutarti a sceglierli. Si. Buttandoti per la discesa!
Perché le commesse di abiti da sposa, oltre a vendere quelli che ritengo essere il frutto avvelenato della mente del demonio, NON ti ascoltano.
Sono entrata chiedendo qualcosa di semplice. Etereo. Adatto ad una cerimonia in campagna. Pulito. Senza trasparenze. Strass. Gioielli. Pacchianate. Da portare senza tacchi.
SEMPLICE.
Il responso della mia aguzzina?
Mi fascia senza la mia collaborazione, e senza evidentemente la mia capacità giuridica, in un abito a sirena con tacchi a spillo ricoperto di strass grandi come noci e con una scollatura vertiginosa sulla schiena. Esco dal camerino traballante e non paga del danno infertomi, mi mette pure in testa una TIARA di strass e dei guanti bianchi.
La tiara.
Tesoro mio con tutto il bene ma la tiara solo se è di platino e diamanti e sono una della royal family. Poi basta, si chiude il sipario di chi può indossare una tiara.
Una donna intorno ai 30, con la tiara di patacconi, che cos’è? La realizzazione di un sogno scomposto di Dario Argento dopo aver bevuto tisana di unicorni psichedelici?
Ragazzi, io avrei voluto fotografare letteralmente le facce di mia madre e mia sorella quando mi hanno vista così.
Con addosso il primo abito da sposa della mia vita.
Uno si immagina lacrime di commozione. Gioia. Sorrisi. Complimenti.
No.
Mia sorella ammutolita perché non sapeva come reagire, tremava in un angolo come davanti ad un poltergeist.
Mia madre, a cui difficilmente si tolgono le parole, esordì in tutto il suo stupore con un “cazzo sei orrenda”.
Sancendo definitivamente il mood che ci avrebbe accompagnato nei giorni di ricerca a seguire.
Tra un abito di Pronovias 100% poliestere che se qualcuno mi avesse fumato vicino sarei diventata la donna torcia e uno di Vera Wang che valeva 20.000 euro solo di psicoterapia che mi sarebbe servita per dimenticarmi di averlo indossato, evidentemente lobotomizzata da qualche film di terza categoria sulle spose a New York…
Siamo approdati finalmente in quello che sarebbe diventato l’unico luogo della salvezza.
Un piccolo atelier a Via Montoro a Roma, La Rose Blanche, gestito da marito e moglie. Persone incredibili.
Un posto piccolo, curato, pieno di amore ed empatia.
Ecco il terzo consiglio: fatevi seguire da persone speciali. Che ci tengono. Che sanno fare il loro lavoro. E non hanno interesse a mascherarvi da Barbie geriatrica per soddisfare un qualche sadismo represso dall’infanzia.
In questo atelier, dove entrai con le lacrime agli occhi dalla frustrazione, ho trovato quello che sarebbe stato il mio vestito da sposa. E nonostante mi sentissi comunque una deficiente… sapevo essere la scelta giusta.
Stesso discorso per trucco e parrucco. Nonostante io comunque non mi piacessi al 100% ma quello è un MIO prolema, mi sono trovata nelle mani di persone gentili, empatiche, umane.
Che hanno seguito il mio desiderio di sentirmi “naturale”. Di guardarmi allo specchio e vedere me stessa. Non 5 chili di cerone rosa e una cofana di capelli a forma di capanna per uccelli.
Credo che il senso della misura sia sempre la scelta giusta e se ti affidi a qualcuno in grado di trovarlo, metà del problema lo hai risolto!
Foto e Video.
Io non so voi…
Magari siete di quelle che anche per uscire a cena una sera con le amiche si fanno 70 foto in posa con la gambetta alzata e non vedono l’ora di essere al centro dell’attenzione. Ma io, veramente, appena mi trovo un obiettivo puntato addosso mi comporto come una a cui stanno facendo la colonscopia.
Mi viene una faccia orrenda, innaturale, non so dove mettere le braccia, mi contorco una biscia, sbavo. NON sono fotogenica.
Avevo detto a mio marito di non volere né foto né video per evitare lo stress e tagliare la testa al toro. Ci saremmo accontentati dei ricordi e di quelle scattate dagli amici. Ero troppo imbarazzata all’idea che qualcuno mi seguisse tutto il giorno per farmi mettere in posa.
Ovviamente come fai a decidere di sposarti e non avere nemmeno un ricordo? È giusto. Lo so. Quindi ho ceduto.
Ma mi sono categoricamente rifiutata di mettere in scena un film sui paparazzi. Non so se avete presente quelle cerimonie dove gli sposi sono seguiti da una troupe con tanto di luci, faretti, droni.
Pazzia.
Volevo qualcuno che facesse delle foto, ma con discrezione e senza far stare la gente in posa senza sosta.
Abbiamo scelto Cecilia Brugnoli, per un video davvero dolce ed emozionante, è riuscita a cogliere tutti i momenti più speciali della giorna. Come fotografo invece Matteo Bianchi che è stato delizioso. Discreto. Ha fatto foto in punta di piedi senza richiedere quasi alcuna collaborazione da parte nostra. Oltre a partecipare, col il cuore, a quei momenti intimi e familiari. Come un amico di vecchia data.
Un’altra idea che abbiamo avuto, e penso possa piacere a molti, è stata quella di far caricare, sulla app wedshoots, tutte le foto che facessero gli ospiti. Non tanto a noi, quanto a loro stessi. Questo perché i fotografi, ovviamente, si concentrano sugli sposi e i loro familiari. Noi invece volevamo un album con le foto dei nostri amici. I loro selfie. Le facce buffe. I loro momenti a cui noi, inevitabilmente, non abbiamo potuto partecipare attivamente.
Abbiamo scaricato tutte le foto e le abbiamo utilizzate per formare un album ricordo, grazie a cheerz, solo di foto degli invitati e dei loro momenti speciali. Per me il più bello di tutti!
Evento: Location, Catering, Fiori, Progetti grafici, musica.
Arriviamo alla parte di consigli pratici, quelli di cui magari non vi frega nulla perché non scegliereste mai i nostri fornitori. Ma ci tengo ad analizzarla perché mi sono trovata a contattare e ingaggiare persone davvero in gamba. Professionali. Gentili. Empatiche. E non posso non citarle in un articolo del genere perché spero davvero che qualcuno come me, in panne per l’organizzazione, possa affidarsi a loro con fiducia totale. Sapendo di trovarsi davanti qualcuno in grado di risolvere tutti i loro dubbi e ostacoli!
Ovviamente prima del vestito e di tutta la giornata la prima scelta è stata quella della location.
Passiamo spesso i nostri fine settimana in campagna, in regioni come Lazio, Umbria e Toscana. Per questo motivo volevamo che il posto, e il tipo di matrimonio, rispecchiasse questa passione. Cercavamo qualcosa di antico, delicato, semplice, intimo.
In secondo luogo volevamo che tutto si svolgesse nello stesso posto, in maniera tale che le persone non si sbattessero in giro tra chiesa e ricevimento.
Durante i nostri giri, concentrati soprattutto nella zona della Tuscia, ci siamo innamorati dell’Abbazia di Sant’Andrea in Flumine.
Si tratta di una piccola chiesa, totalmente affrescata, con attorno giardino e sale per ospitare il ricevimento.
La spinta finale ci è stata data dalla persona che gestisce tutta l’abbazia, Patrizia.
Una donna seria, molto pratica, che ci ha aiutato in tutte le scelte e che ci è stata vicino passo passo, non solo nell’organizzazione ma anche nella gestione della serata.
Consapevoli della sua grande esperienza ci siamo fidati anche quando ci ha consigliato il Catering, Enoteca la Torre. E loro, a seguire, ci hanno portati verso la fiorista di Sartoria Floreale e le ragazze di Paper Pow, per tutti i progetti cartacei inerenti la cerimonia. Dai segnaposto ai tag per le bomboniere.
Non dico dobbiate scegliere i nostri stessi fornitori ma come ultimo consiglio, quello che sento di darvi dal cuore, è di affidarvi a persone che fanno questo lavoro da anni. E affidarvi, collateralmente, ai loro collaboratori più fidati.
Io non so nulla di come si mette in piedi un evento come questo, ma loro si. Lo fanno ogni settimana. E se conoscono le persone con cui collaborare, sicuramente la riuscita dell’evento sarà migliore. Se sanno di potersi organizzare con loro anche nei più piccoli dettagli, faciliterete il loro lavoro e la vostra stessa festa.
Se invece mettete loro i bastoni fra le ruote con capricci inverosimili o proponendo cugini, amici e parenti per fare tanti pezzetti di cose che spetterebbero a loro e che poi loro dovranno armonizzare trovando la quadra… non solo non sarà gradevole, ma sicuramente sarà più difficile che tutto funzioni a dovere.
Anche qui il consiglio base è “non rompete i coglioni”.
Penso che professionisti del settore sappiano come lavorare. Affidatevi. Date le vostre opinioni ma poi FIDATEVI.
Daniela e Vania, le ragazze di Enoteca la Torre, sono state indispensabili. Noi non abbiamo pensato a nulla. Indirizzate su quelli che potevano essere i nostri principali gusti… hanno fatto tutto loro. Giustamente, con buongusto e con la giusta capacità di far svolgere tutto secondo i piani.
Le ho considerate persone preziose non solo professionalmente ma umanamente. Ci hanno sostenuto e consigliato al meglio. Quel giorno averle lì è stato davvero un sollievo e un piacere.
Idem per le ragazze di Paperpow, che hanno non solo creato il materiale che desideravamo, ma lo hanno applicato e sistemato con cura in ogni dettaglio. Partecipando, in prima persona, alla nostra emozione.
Per quanto riguarda la musica, invece, abbiamo scelto un DJ romano davvero fantastico, Emanuele Vesci. Anche lui è stato non solo un professionista, in quell’occasione, ma una persona cara. Ha partecipato con dedizione all’evento e ci ha regalato tanta complicità anche dal punto di vista umano.
Che altro dire? Penso che i consigli siano finiti qui. Se ci mettete un po’ di ironia e non vi prendete troppo sul serio, anche voi riuscirete a sopravvivere a quello che alcuni chiamano “il giorno più bello della vostra vita”.
Io lo chiamo matrimonio. Estenuante, caldo, faticoso, stressante matrimonio.
Ma anche gioioso, felice, emozionante e commovente matrimonio.
Non sarà mai tutto quello che avete desiderato, ma potrà diventare quello che vi farà piangere ancora se ripenserete all’amore di chi è stato con voi a condividere quell’unione. Quel nuovo inizio.
Che poi alla fine è tutto lì il punto, il matrimonio non è solo una festa, un vestito, foto, video e torte a piani. Se guarderete solo quello vi perderete il bello.
Il matrimonio è amore. Con amore. Attraverso l’amore. Insieme all’amore. Tutto qui.
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